venerdì 30 ottobre 2009

Copiami a sinistra

Il copyleft non è una sorta di sistema legale alternativo al copyright, tanto meno una forma di rifiuto totale della tutela giuridica riservata alle opere dell’ingegno. Il copyleft è solo un modello alternativo di gestione dei diritti d’autore: alternativo rispetto alla prassi tradizionale che vuole tali diritti trasferiti in blocco e con parametri temporali e soggettivi piuttosto standardizzati. Il copyleft dunque si fonda strettamente sul diritto d’autore ed è grazie a quest’ultimo che può sussistere e funzionare.
Cercando di dare una definizione semplice e chiara al concetto di copyleft, possiamo dire che si tratta di un modello alternativo di gestione dei diritti d'autore, che opera - a differenza del modello tradizionale - in un'ottica non esclusiva e non standardizzata e che deriva originariamente dalla libera scelta dell'autore. Esso si realizza in concreto grazie all'applicazione di alcuni contratti-licenza che disciplinano la diffusione dell'opera e chiariscono a quali condizioni essa può essere condivisa, modificata, commercializzata.

"Ma se chiunque può copiare i vostri libri e fare a meno di comprarli, voi come campate?" Questa domanda ci viene fatta sovente, il più delle volte seguita da quest'osservazione: "Ma il copyright è necessario, bisogna pure tutelare l'autore!".

Questo genere di enunciati rivela quanto fumo e quanta sabbia la cultura dominante (basata sul principio di proprietà) e l'industria dell'entertainment siano riuscite a gettare negli occhi del pubblico. Nei media e negli encefali imperversa l'ideologia confusionista in materia di diritto d'autore e proprietà intellettuale, anche se il rinascere dei movimenti e le trasformazioni in corso la stanno mettendo in crisi. Fa comodo solo ai grassatori e ai parassiti d'ogni sorta far credere che "copyright" e "diritto d'autore" siano la stessa cosa, o che la contrapposizione sia tra "diritto d'autore" e "pirateria". Non è così.

Detto questo non mi resta che invitarvi a leggere chi sono e ciò che scrivono i Wu Ming.

giovedì 29 ottobre 2009

Realtà o fantasia?

Come Isaac Asimov inventò e definì le tre leggi della robotica alle quali aggiunse una legge zero, così Richard Stallman (fondatore della Free Software Foundation) definisce la quattro "libertà fondamentali" che un software deve rispettare per poter essere definto libero:
  1. Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo (Libertà 0)
  2. Libertà di studiare il programma e modificarlo (Libertà 1)
  3. Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo (Libertà 2)
  4. Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (Libertà 3)
Queste libertà sono d'importanza vitale. Sono delle libertà essenziali, non soltanto per quanto riguarda l'utente in sé, ma perché queste libertà promuovono la solidarietà sociale, cioè lo scambio e la cooperazione. Diventano sempre più importanti man mano che la nostra cultura e le attività delle nostre vite sono sempre più legate al mondo digitale. In un mondo di suoni, immagini e parole digitali, il software libero diventa sempre più una cosa simile alla libertà in generale.

Le similitudini tra i due personaggi sono marcate, ma con una differenza fondamentale, il primo parlava di fantascienza il secondo di una realtà che all'epoca poteva sembrare utopia, ma che col passare del tempo ha trovato sempre maggiori estimatori.

Nascita

Nasce oggi il blog di OpenItalia.

L'intento è quello di dare un contribuito allo sviluppo e all'informazione riguardante il FLOSS, Free Libre Open Source Software.

Un caloroso benvenuto a chi vorrà interagire in prima persona e a chi deciderà di prendere a cuore l'argomento.