venerdì 3 dicembre 2010

La proprietà intellettuale non è in vendita

Se ci pensiamo bene, quando ancora il business non ci governava, gli studiosi erano soliti condividere il sapere, pubblicare studi, ricerche e documenti per fare in modo che insieme venissero trovati rimedi alle malattie più gravi.
Questo ha permesso all'umanità di curare e spesso a debellare malattie all'epoca mortali.
Per chi fa vera scienza questo è il metodo classico, da sempre utilizzato.
Da quando anche la ricerca è diventata un business la circolazione del sapere e dei risultati degli studi scientifici è venuta meno fino quasi a scomparire.
Se è vero come è vero che esistono ancora le "pubblicazioni" è altrettanto vero che oggi è possibile brevettare la composizione chimica di un farmaco.
In questo ambito è molto piacevole leggere della scelta effettuata dalla Università di Glasgow.
Eliminare gli steccati che impediscono la libera circolazione delle idee e della conoscenza può portare un grande valore aggiunto all’economia e avere effetti benefici sull’intero tessuto sociale che ruota attorno a un ente di ricerca.
Questo è quello che si legge sul sito dell'Università.
Il rettore Anton Muscatelli e il direttore della commissione per le strategie tecnologiche Iain Gray spiegano:
“Una delle missioni chiave dell’Università è la creazione, l’avanzamento e la condivisione della conoscenza. Il nostro obiettivo è dimostrare la rilevanza, l’importanza e l’impatto della ricerca che si effettua a Glasgow e aiutare le aziende britanniche a massimizzare la loro competitività a livello internazionale”.

“Dare in licenza una tecnologia nel Regno Unito può essere un processo laborioso, cosa che può inibire la condivisione della proprietà intellettuale fra le università e le aziende. Questa mossa aiuterà a creare relazione migliori e più durature fra il mondo dell’impresa e quello della ricerca”. 
 Secondo il professor Miles Padgett, a capo del gruppo di ricerca che collabora con l’azienda, “come accademici abbiamo l’obbligo di promuovere il trasferimento della nostra tecnologia nel mondo reale. Abbiamo il privilegio di essere finanziati con soldi pubblici per svolgere lavori che amiamo, e questo è un modo di ripagare”. Alcuni aspetti della tecnologia sviluppata da Padgett e colleghi, resteranno comunque coperti da brevetto.

L’idea alla base di “Easy Access IP”, sostenuta anche dal Consiglio delle Ricerche britannico, è stata accolta con entusiasmo dagli ambienti imprenditoriali; specie le piccole e medie imprese vedono in essa la possibilità di avere accesso a tecnologie prima a loro precluse. 


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