La situazione la conosciamo bene.
Compriamo un pc nuovo e alla prima accensione parte l'installazione di MSWindows.
Durante l'installazione ci viene chiesto di accettare la licenza OEM Windows che invita a sottoscrivere il contratto d'uso del programma, avvertendo che, nel caso non si intenda utilizzarlo, è possibile procedere alla restituzione e al rimborso rivolgendosi al produttore dell'hardware.
Fino a qui nulla di male. Posso decidere se procedere o meno con l'installazione del sistema operativo pagato.
Nel caso in cui non volessi installare Windows, mi basterebbe non accettare la licenza e rivolgermi al produttore del pc per farmi restituire i soldi spesi per il software.
Purtroppo però raramente le case produttrici dei pc ottemperano a questo obbligo contrattuale. Molte frappongono ostacoli pratici, altre ritengono che la faccenda riguardi solo l'acquirente e Microsoft.
Anche l'ADUC crede che, pur non essendo il produttore dell'hardware incolpevole, principale responsabile dell'inadempimento è Microsoft stessa, che usa la propria posizione di forza sul mercato per diffondere i propri prodotti in modo illegittimo, ai danni degli utenti e della concorrenza.
Per questo, dopo aver intrapreso e vinto una battaglia giudiziale “pilota” contro un produttore di pc al Tribunale di Firenze, causa che ha aperto la strada al rimborso, l'ADUC si è rivolta al Tribunale di Milano per intraprendere direttamente una class action contro Microsoft.
Qui l'articolo completo apparso sul sito dell'ADUC.
Qui l'atto di citazione contro Microsoft depositato al Tribunale di Milano.
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