martedì 23 novembre 2010

Cicli di vita

Chi legge questo blog si sarà accorto come un numero sempre maggiore di pubbliche amministrazioni italiane ha deciso o sta prendendo in considerazione l'utilizzo di software libero sui propri pc.

In realtà la motivazione incentivante è senza dubbio quella del risparmio economico, ma una amministrazione attenta non si lascerà sfuggire i risvolti etici di tale scelta.

A livello mondiale stiamo assistendo a tentativi di costituzione di "ecosistemi informatici" di pertinenza nazionale.
I protagonisti sono attori di assoluto primo piano nella scena economica ed informatica come Cina, Corea del Nord e Russia.

Le motivazioni di queste scelte vanno ricercate principalmente nella riduzione della dipendenza da compagnie straniere e nel prestigio nazionale (ogni tanto un po' forzato e spinto all'estremo pericoloso).
Naturalmente il software libero la fa da padrone essendo utilizzato in abbondanza.
L'esempio più lampante è la distribuzione Red Flag Linux.

E quando le reazioni di Microsoft si fanno più numerose e vibranti, allora ci si rende conto che il nostro lavoro sta andando nella direzione corretta.

Dopo il video pubblicato per screditare OpenOffice adducendo motivazioni al limite del ridicolo, ecco l'intervista di Nikolai Pryanishnikov, presidente di Microsoft Russia, apparsa sull'edizione russa di CNet.

La fonte originale è il blog open... da cui apprendo la notizia.
Microsoft supporta la neutralità tecnologica, e reputa che la scelta di un sistema operativo debba avvenire solo sui criteri di diffusione, economicità, praticità, sicurezza, piuttosto che sulla base di considerazioni di tipo ideologico.

Secondo il nostro punto di vista, la maniera più efficace per sviluppare un’economia innovativa nello stato non è creare un sistema operativo analogo ad uno esistente, cosa che richiederà grandi quantità di tempo e denaro, a partire dai sistemi operativi più popolari, testati dai servizi di sicurezza russi, per creare applicazioni e soluzioni personalizzate, ma di investire queste risorse in sviluppi scientifici promettenti che siano autenticamente russi. Dobbiamo tenere a mente che Linux non è un sistema operativo russo, e, inoltre, è alla fine del suo ciclo di vita.

Analizzando lo stralcio di intervista, ci si rende conto di come Microsoft voglia fare propri i principi del software libero, rivendicandoli per se stessa senza vergogna alcuna, certi che l'utenza comune gliene dia atto.

Come non essere d'accordo sulla prima frase riportata?
Chiunque dovrebbe avere il diritto di utilizzare il sistema operativo che preferisce nell'ambito di una neutralità tecnologica che proprio Microsoft ha distrutto e reso particolarmente difficile.
Quando si acquista un pc, non c'è molta possibilità di scelta: il sistema operativo è già preinstallato.

Criteri di economicità, praticità e sicurezza non appartengono al sistema operativo Windows che per contro risulta essere costoso, ostico (ogni versione è diversa dalla precedente e quasi mai compatibile) e ben poco sicuro tanto è vero che preinstallato si trova spesso un antivirus la cui licenza va acquistata dopo un periodo di prova.

Il secondo periodo lascia l'amaro in bocca perché, se è vero come è vero che un bravo capo d'azienda deve credere nei proprio prodotti (e nella propria azienda), è altrettanto vero che nascondere la realtà non può fare altro che provocare danni profondi.
Linux non è altro che la base per creare distribuzioni personali, altamente sicure e performanti.
Sinceramente poi, credo che nemmeno Windows sia un sistema operativo russo.
Che qualcuno mi smentisca! Per favore!

A questo punto mi chiedo: è Linux oppure Windows ad essere prossimo al suo ciclo di vita?
Se ci pensiamo bene, Windows deve la sua fortuna quasi esclusivamente ad accordi economici ormai obsoleti stretti con le case produttrici di hardware.

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