giovedì 24 dicembre 2009

FLOSS nell'istruzione

Lo studio, la disponibilità e la possibilità di modificare il codice sorgente, che è notoriamente disponibile nel caso di FLOSS, è tema rilevante nell’istruzione.

In particolare, è evidente la sua diffusione nelle scuole tecniche, dove l’informatica è materia professionale di insegnamento.

Sul piano didattico, alcuni sottolineano la valenza formativa del FLOSS nell’insegnamento dell’informatica, altri la valenza professionalizzante nella didattica specialistica per gli studenti delle scuole tecniche.
Inoltre, la didattica stessa delle varie discipline può essere effettuata mediante programmi didattici FLOSS.

L’altro utilizzo del software FLOSS nella scuola riguarda il funzionamento delle infrastrutture informatiche: dall’adozione del sistema operativo Linux su server, alla gestione di reti e servizi in rete, all’uso di suite di office automation FLOSS su client.

L’utilizzo di FLOSS può presentare diversi vantaggi, già sottolineati in questo blog, ma perché tali vantaggi si materializzino, tuttavia, devono essere presenti gli skill professionali adeguati, aspetto che per la scuola può essere critico.

In particolare, vi sono quattro ambiti nei quali si ritiene di poter intervenire e che verranno brevemente discussi:

Utilizzo diretto di prodotti Free Libre Open Source
I pacchetti FLOSS possono certamente essere utilizzati in alternativa o congiuntamente a software proprietario a supporto sia di attività didattiche, sia per gestire reti e servizi di rete, sia per attività amministrative. Dal punto di vista didattico, l’utilizzo di pacchetti FLOSS insieme a pacchetti proprietari, fa comprendere agli studenti che l’offerta è spesso diversificata e presenta numerose alternative. Esempi di strumenti utilizzabili in questo ambito sono Linux, Apache, le suite di office automation FLOSS, gli strumenti per la gestione dei servizi di rete, i programmi di supporto alla formazione.

Analisi e studio di codice Free Libre Open Source
Il vantaggio del FLOSS sta nella disponibilità del codice sorgente. Per questo motivo molti ritengono che il FLOSS, come le altre tipologie di software che presentano tale disponibilità, possa essere utilizzato non solo come strumento di lavoro diretto, ma anche come oggetto di studio.
Il codice sorgente dei prodotti FLOSS può essere mostrato per insegnare i principi e le tecniche dell’informatica.
Esempi di questo utilizzo sono lo studio ed organizzazione di un compilatore, la struttura di un server di rete, le tecniche di indicizzazione per basi di dati.
È indubbio, a questo proposito, che l’informatica è una disciplina che richiede accanto alla formazione teorica una sostanziale componente pratica.
Tale componente consiste sia nello sviluppo diretto di codice dal parte del discente, sia nello studio di programmi esistenti che possono essere utilizzati per mostrare nel concreto le tecniche di programmazione e best practice utili per incrementare significativamente la capacità e le competenze degli studenti.

Sviluppo e integrazione di/con codice FLOSS
Il terzo ambito dove il FLOSS può giocare un ruolo importante è nelle attività di laboratorio avanzato, specie per gli ultimi anni delle scuole superiori.
Esempi sono l’estensione di funzionalità di sistemi esistenti, la realizzazione di integrazioni con altri programmi/sistemi software sia open source che proprietari, l’aggiunta di nuovi formati dati.

Modifica e riuso di risorse FLOSS per la didattica ed i servizi di rete
Quest’ambito si riferisce all’attività che alcune comunità di insegnanti e programmatori hanno svolto e svolgono per lo sviluppo di software didattico: software per l’insegnamento di varie discipline che sono adattati, per proprie esigenze, da alcuni insegnanti sviluppatori; utility per la didattica e l’organizzazione della scuola sviluppate e modificate da insegnanti; distribuzioni di soluzioni/sistemi a specifico uso scolastico quali, ad esempio, la distribuzione del sistema operativo Linux.

lunedì 21 dicembre 2009

Motivazioni culturali

Il fenomeno del FLOSS, delle connesse tematiche dei formati aperti e dell’accesso e condivisione delle informazioni, sta rivelandosi di dimensioni più consistenti di quanto l’origine di “nicchia per specialisti” avrebbe potuto fare pensare.

Inoltre esso è ricco di potenziali valenze culturali che vanno oltre i limiti dell’ambito informatico.

Infatti, a tale fenomeno si collegano tematiche sociali, quali il tema della circolazione del sapere, delle libertà di divulgazione scientifica dei risultati della ricerca ed il dibattito sulle questioni connesse con la tutela del diritto d’autore.

Inoltre, la diffusione dell’informatica presso i cittadini è talmente estesa che qualunque intervento nella PA, relativo alla circolazione di documenti o dati con i cittadini, ha implicazioni diffuse; in particolare, il tema dei formati aperti è destinato ad avere un impatto sul rapporto fra PA e cittadini, stimolando la cultura della condivisione.

In generale, il paradigma del software FLOSS comporta implicazioni culturali e non è riducibile a fatto meramente tecnologico.
Ciò non può non avere un impatto significativo sul rapporto fra FLOSS ed istruzione, sia scolastica che universitaria.

martedì 15 dicembre 2009

Vantaggi FLOSS: Supporto

Il supporto viene talvolta considerato uno dei punti negativi del software FLOSS.

Invero, per i prodotti FLOSS largamente diffusi, si ha a disposizione un’ampia documentazione tecnica (siti web, newsgroup) volta a spiegare le tecniche di installazione, di configurazione e di risoluzione dei problemi.

Non va trascurata inoltre l’ampia partecipazione della comunità di sviluppo alla risoluzione dei problemi.
Normalmente la consultazione delle FAQ è sufficiente a far superare la gran parte delle problematiche tecniche.

A questa tipologia di supporto, si è aggiunta anche quella che fa riferimento alle modalità tradizionali che contraddistinguono il software proprietario; società come IBM o Red Hat sono in grado di stipulare contratti di assistenza del tutto equivalenti a quelli in uso per i prodotti proprietari.

giovedì 10 dicembre 2009

Vantaggi FLOSS: indipendenza dai fornitori e protezione degli investimenti

Le modalità di sviluppo del software adottate dalle comunità FLOSS e le licenze che tutelano tale software non consentono la nascita di monopoli.

La disponibilità del codice sorgente e la diffusa conoscenza delle tecnologie utilizzate nello sviluppo dei prodotti FLOSS, quali i linguaggi di programmazione e le tecniche di comunicazione,
garantiscono l'affrancamento dalla dipendenza di singoli fornitori, aumentano la forza contrattuale degli utilizzatori finali e, infine, favoriscono la creazione di un mercato del software maggiormente concorrenziale.

Il software proprietario evolve secondo logiche di mercato.

Le nuove versioni dei prodotti proprietari, che poi nel breve/medio termine risultano essere le sole garantite dal supporto del fornitore, vengono molto spesso rilasciate con certificazioni di compatibilità che impongono all'utente l'aggiornamento di altre componenti software e in alcuni casi il rinnovo delle piattaforme hardware per l'aumento di risorse elaborative richiesto dai nuovi prodotti.

L’utilizzo di prodotti FLOSS consente di programmare, con maggiore autonomia, l’utilizzo di versioni successive e, al limite, di non utilizzarle affatto con il vantaggio di:
  • salvaguardare gli investimenti fatti in termini di hardware e software senza essere esposti alle scelte strategiche del fornitore (es. eliminazione di un prodotto dal catalogo)
  • mantenere una maggiore autonomia decisionale nel pianificare gli aggiornamenti.

mercoledì 2 dicembre 2009

Vantaggi FLOSS: Flessibilità

La disponibilità del codice sorgente offre agli utenti diverse possibilità di utilizzo del software FLOSS come prodotto software non modificabile, esattamente come un prodotto proprietario, del quale non si hanno a disposizione i codici sorgenti.

Ed è questo, ad esempio, il caso di Linux che può essere acquisito tramite un distributore, installato sulle proprie macchine attraverso le procedure guidate di installazione, reso operativo come qualsiasi prodotto proprietario e assistito dal supporto di un fornitore come prodotto software al quale apportare alcune modifiche per estenderne le funzionalità.

Indipendentemente dalla scelta circa la modalità di utilizzo del software FLOSS, si può ritenere che la flessibilità di tale software offra garanzie di "vitalità" nel tempo dei prodotti.

mercoledì 25 novembre 2009

Vantaggi FLOSS: Affidabilità, Qualità, Adattabilità

La progettazione, la realizzazione e il rilascio del software proprietario - senza rendere disponibili i codici sorgenti - si ispirano a strategie commerciali e di marketing con cui le aziende mirano a creare continuamente nuove fonti di reddito per poter sopportare i costi di ricerca e sviluppo.

Accade talora che, per acquisire vantaggi competitivi, vengano rilasciati prodotti software prima ancora di aver risolto tutti i problemi e averne verificato la stabilità, salvo procedere a una serie di correzioni successive.

Il continuo rilascio di nuovi prodotti e nuove versioni anche quando le effettive novità sono poche, “costringe” gli utenti finali ad una estenuante rincorsa che ha impatti sulla stabilità dei sistemi informatici.

Il software FLOSS non ha in generale questi problemi perché gli sviluppi seguono obiettivi di natura diversa quali il miglioramento di un prodotto già esistente o la creazione di un nuovo prodotto di cui si avverte l'esigenza. In quest’ottica non c'è interesse a rifare qualcosa che funziona.

Il modello di sviluppo FLOSS rende possibile a un gran numero di utenti la verifica del corretto funzionamento del software, cosicché il prodotto finale risulta essere più stabile e affidabile.
Lo stato del prodotto FLOSS, riportato nel sito che lo ospita, è determinato dal project manager secondo criteri tecnici e non commerciali.

L'indipendenza dalle logiche del mercato fa sì che i prodotti FLOSS possano funzionare su classi differenti di piattaforme hardware (es. il sistema operativo GNU/Linux è disponibile, nelle varie versioni, dal palmare, ai sistemi a 32 bit, fino al mainframe IBM S/390) e software (la gran parte del software FLOSS è in grado di operare sui più diffusi sistemi operativi).

martedì 24 novembre 2009

Vantaggi FLOSS: Aderenza agli standard

Il contributo positivo degli standard allo sviluppo dell'economia, sia per effetto del miglioramento dei processi industriali che per l'estensione dei mercati, è stato ampiamente trattato dalla letteratura.
La diffusione di Internet dimostra, in modo esemplare, come l'uso degli standard riesca a creare nuove opportunità di business e di lavoro.
L'intera rete Internet si basa su standard a essa collegati (TCP/IP per il protocollo di trasporto, SMTP per la posta elettronica, DNS per la risoluzione dei nomi dei domini, etc.) che sono il risultato delle attività di alcuni organi di standardizzazione. Durante l'intera fase di definizione di un nuovo standard le specifiche di dettaglio dei protocolli sono rese note e vengono sottoposte a una revisione critica di tipo pubblico.

Le attività di tali organismi prevedono la realizzazione di una versione di riferimento dello standard che viene rilasciata in modalità FLOSS con il duplice obiettivo di:
  • diffondere e affermare lo standard
  • rendere possibili le verifiche di conformità.

Le modalità di sviluppo del software FLOSS sono rese possibili dall'interoperabilità tra gruppi geograficamente distribuiti.
L'obiettivo principale dei progetti FLOSS è quello di essere "accessibili" al maggior numero di persone e da qualunque piattaforma informatica.
Non è interesse delle comunità FLOSS creare barriere d'ingresso all'utilizzo di una nuova tecnologia e pertanto non si registrano in tale ambiente attività di estensione proprietaria degli standard specificati.
L’aderenza agli standard è di fondamentale importanza per tutti quei soggetti (pubblica amministrazione, sistema bancario, ecc.) che debbono offrire servizi a una platea molto vasta di interlocutori esterni.

mercoledì 18 novembre 2009

Vantaggi FLOSS : Bassi Costi

Il primo vantaggio associato al FLOSS è costituito dai bassi costi di acquisizione.

I prodotti FLOSS sono, infatti, distribuiti gratuitamente o a costi "una tantum" decisamente contenuti.

Tuttavia tali costi sono solo una componente del Total Cost of Ownership (TCO) che si può definire come “la somma di tutte le spese e de i costi associati all'acquisto e all'uso di apparati, materiali e servizi”.

Gli analisti concordano nel valutare in circa il 20% l'incidenza sul TCO dei costi di acquisto delle licenze e dei relativi aggiornamenti.

martedì 17 novembre 2009

Informatizzazione Libera

L'espressione “Informatizzazione Libera” è strettamente legata al concetto di “Software Libero” ed al concetto per cui l'informatizzazione deve essere considerata come un diritto e non come un privilegio.

Il concetto di software libero discende naturalmente da quello di libertà di scambio di idee e di informazioni.

Negli ambienti scientifici, quest'ultimo principio è tenuto in alta considerazione per la fecondità che ha dimostrato; ad esso infatti è generalmente attribuita molta parte dell'eccezionale ed imprevedibile crescita del sapere negli ultimi tre secoli.

La libertà di scambio di idee non è tuttavia una questione puramente pratica: essa è anche alla base dei concetti di libertà di pensiero e di espressione.

Analogamente alle idee, il software è immateriale, e può essere riprodotto e trasmesso facilmente. In modo simile a quanto avviene per le idee, parte essenziale del processo che sostiene la crescita e l'evoluzione del software è la sua libera diffusione.

Ed ogni giorno di più, come le idee, il software permea il tessuto sociale e lo influenza, produce effetti etici, economici, politici e in un senso più generale culturali.

martedì 10 novembre 2009

Migrazioni1

Caso studio:
migrazione verso Open Source del comune di Bologna.

Dal documento "Progetto di Migrazione a OpenOffice.org" del 08/06/2009 leggiamo:
Il Comune di Bologna utilizza Microsoft Office 97 Professional come suite standard per l'ufficio in tutti i suoi PC, solo in alcuni casi è stato acquistato l'aggiornamento a versioni di Microsoft Office più recenti.

Essendo Microsoft Office 97 un prodotto uscito oltre dieci anni fa, è nata l'esigenza di sostituirlo con un software più moderno. L'Assessore con delega per i Sistemi Informativi ha deciso, congiuntamente con il Settore Sistemi Informativi e tramite una collaborazione con l'Università di Bologna – Dipartimento di Scienze dell'Informazione, di effettuare una sperimentazione del software open source OpenOffice.org in alcuni settori comunali.

La sperimentazione ha coinvolto il Settore Cultura, il Settore Sistemi Informativi e tutti i musei comunali, nei quali è stato installato il software OpenOffice.org 2.4 in sostituzione di Microsoft Office.
Il progetto aveva lo scopo di individuare, una procedura efficace di migrazione, sia dal punto di vista organizzativo che tecnico, di monitorare la reazione degli utenti e individuare gli ostacoli più comuni ad un passaggio software di questo tipo.

Dato che la sperimentazione ha avuto successo, il progetto è stato esteso su tutte le postazioni comunali.

Il progetto si inserisce in un contesto più ampio di adozione di software open source che il Comune di Bologna ha già iniziato da tempo, sia lato server (Apache, Moodle, OTRS, Linux, ...), che lato client (Firefox, 7-zip, Pidgin, OpenOffice.org 2.2 affiancato a Microsoft Office, PDFCreator).
Oggi è possibile affermare che
Il Comune ha speso 580mila euro di licenze software nel 2006, le previsioni per il 2010 sono di 400mila euro grazie all'open source" aggiunge. Una metà delle workstation ha compiuto una transizione completa, delle restanti, complice la ragnatela di circa seicento applicativi in gioco (Lotus Domino, SAP etc), 900 hanno dovuto optare per la coesistenza delle due soluzioni e in altre 900 c'è stato un upgrade parziale (Office97 è installato ma invisibile all'utente). Per fine anno si prevede di completare il processo transitivo una volta risolte le dipendenze binarie dalle DLL di Domino e dalle funzioni peculiari di MS Office. Anche l'opera di formazione del personale sul nuovo pacchetto di ufficio sembra aver dato frutti positivi, il sistema di feedback su un campione di 300 dipendenti comunali ha rilevato un tasso di gradimento compreso tra 3.5 e 4 su un massimo di 5.
Il prossimo passo dovrebbe essere quello di migrare il sistema operativo verso Linux.

Questo significa che la migrazione verso l'open source nella pubblica amministrazione è possibile se c'è la volontà.

martedì 3 novembre 2009

Copyright farmaceutico

I brevetti sui farmaci anti-AIDS sono un ostacolo per la sopravvivenza di milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.
L’allarme, che viene lanciato ripetutamente da Medici Senza Frontiere (www.msf.it), si basa su di una constatazione molto semplice: nei Paesi del sud del mondo le terapie anti-AIDS non possono essere utilizzate perché troppo costose a causa dei brevetti che le proteggono.
La "Dichiarazione di Doha" del 2001 riconosce che gli accordi globali sui brevetti non devono sovrapporsi agli interessi di salute pubblica.
A questa affermazione fanno spesso ricorso quei paesi, come India, Brasile e Sud Africa, che per far fronte all’estendersi di gravi malattie, come appunto l’AIDS, iniziano a produrre, in violazione dei brevetti commerciali, copie generiche di questi farmaci salvavita. E puntualmente arrivano i pesanti attacchi da parte delle case farmaceutiche.
Nel 2001 furono ben 39 case farmaceutiche a portare in tribunale il governo Sud Africano. Alla fine, sotto la pressione dei mass media, le 39 multinazionali dovettero arrendersi. Ma ogni tanto ritornano alla carica.
E’ il caso della Novartis, già presente nella cordata contro il Sud Africa, che recentemente ha fatto causa all’India.
Questa volta l’obiettivo è quello di ottenere l’esclusiva sul brevetto del farmaco anti-cancro Glivec.
La multinazionale europea ha il brevetto dal 1993 ma questo farmaco viene prodotto, come generico, anche da 5 case farmaceutiche indiane.
Ovviamente il generico, che costa un tredicesimo del farmaco ufficiale, è facilmente accessibile per i malati nel Sud del Mondo.
La Novartis, per farla breve, vuole utilizzare il caso Glivec come grimaldello per sabotare la legislazione indiana che, manco a dirlo, è molto severa sui brevetti.
Sembra assurdo ma il mercato farmaceutico funziona così.
L’Ufficio di Valutazione Tecnologica degli Stati Uniti, dopo aver condotto un lungo studio del settore, ha concluso che il 97 per cento dei farmaci lanciati sul mercato sono semplici copie di quelli già esistenti.
Vengono solamente introdotte piccole modifiche al fine di ottenere un nuovo brevetto.
Secondo uno studio della rivista La Revue Prescrire il 68 per cento delle medicine approvate in Francia, negli ultimi 25 anni circa, erano una copia di quelle precedenti.
Il British Medical Journal sostiene che dei farmaci approvati negli anni ’90, dall’FDA (Food and Drug Administration) il 75 per cento non aggiungono nessun beneficio terapeutico.
E’ chiaro quindi che attualmente, nell’ambito dell’industria farmaceutica, l’interesse dei malati non viene minimamente considerato o, al limite, non è una delle variabili più importanti.
Il brevetto dei farmaci quindi, così come avviene per il Copyright, viene piegato all’interesse di pochi invece di servire, come doveva essere in principio, al beneficio di tutti. Ma non è sempre stato così.
Albert Sabin, famoso virologo statunitense di origini polacche, è ancora oggi ricordato per la scoperta del vaccino contro la poliomelite.
Negli anni ’50 era già in uso il vaccino Salk che però, come era stato verificato negli USA, non dava garanzie di successo nel 100% dei casi.
Il vaccino del prof. Salk inoltre doveva essere somministrato per iniezione.
In quegli stessi anni Albert Sabin preparò e sperimentò, anche su di sé e sulle sue figlie, un nuovo vaccino che, a differenza del Salk, poteva essere assunto per via orale.
Il vaccino Sabin ottenne un grande riscontro prima nei paesi dell’Europa dell’Est quindi, solo dopo alcuni anni, anche negli USA.
Oggi la poliomelite è debellata anche per merito della scoperta di Sabin che però non ci guadagnò nemmeno un dollaro. L’illustre virologo rinunciò infatti a brevettare il farmaco al fine di contenerne il prezzo e, quindi, garantirne la massima diffusione anche tra i più poveri del pianeta.
Sabin non fu un santo ma, più semplicemente, un medico che, a differenza delle case farmaceutiche attuali, aveva ben chiaro il ruolo della medicina.

Pillole di ipocrisia

Il DIGITAL MILLENIUM COPYRIGHT ACT, più noto come Sonny Bono Copyright Term Extension Act, è stato anche soprannominato Mickey Mouse Copyright Term Extension Act.

Questo perchè tale provvedimento è arrivato dopo la lunga azione di lobbing esercitata dai legali della Disney.

Il 15 maggio 1928 ci fu la prima apparizione, in un breve cortometraggio, di Mickey Mouse. Con la vecchie normativa il Copyright su queste opere degli anni ‘20 sarebbe scaduto nel 2003 (1928 + 75 anni).

Grazie al Mickey Mouse Act il copyright è stato esteso fino al 2023.

Ma se una simile disciplina fosse già esistita all’inizio del ‘900 nemmeno Walt Disney avrebbe conosciuto la sua fortuna.

Da sempre la sua azienda ha attinto, in modo consistente, dall’opera altrui. E tutto questo è avvenuto al di fuori dei rigidi vincoli oggi previsti per il Copyright.

Molte opere della Disney si sono liberamente ispirate alla ricca tradizione delle fiabe popolari e d’autore: dai racconti di Andersen ai fratelli Grimm.
Ma oggi, grazie alla normativa vigente, nessuno potrebbe fare lo stesso con le opere della Disney.

Se la legge attuale fosse già stata in vigore a metà del ‘900 Disney non si sarebbe potuto liberamente ispirare, come fece nel 1940, alle Avventure di Pinocchio la cui prima uscita fu nel 1881.
Lo stesso dicasi per “Il Libro della Giungla” il cui cartone animato uscì nel 1967, solo 31 anni dopo la morte di Kipling.

Formati aperti e standard

Fino a qualche anno fa accendevo il mio pc comprato qualche anno prima, aprivo la mia suite per ufficio, creavo un nuovo file con MSWord, scrivevo e salvavo il mio bel documento nel formato .doc .
Fino a qualche anno fa ricevevo documenti e con la mia fiammante suite per ufficio li leggevo, li modificavo, li salvavo e li inviavo nuovamente.

Che bel periodo, tutto funzionava e non avevo bisogna d'altro.

Un bel giorno mi vedo recapitare nella posta un file zippato e penso "Bene, adesso lo apro e lo guardo" stando ben attento a immagini ed eseguibili, subdoli nascondigli di malefici virus.

Unzippo e scopro un nuovo mondo! Non più .doc, ma .docx; non più .xls, ma .xlsx!
Microsoft aveva ben pensato di modificare i suoi standard e di obbligarmi a comprare la nuova versione di MSOffice e magari anche a cambiare pc per utilizzare il fantastico Vista ... che simpatica!

Da allora ho capito che il presente e sopratutto il futuro dovranno essere caratterizzati da formati aperti e standard.

Nell’accezione condivisa da tutti, una tecnologia si dice “aperta” quando è resa pubblica ed è documentata esaustivamente.
“Aperta” si oppone a “proprietaria”, che indica una tecnologia posseduta in esclusiva da un soggetto che ne mantiene segreto il funzionamento e può modificarla a proprio piacimento.
Al requisito della pubblicità per alcuni si aggiunge anche quello relativo alla proprietà.
Per costoro una tecnologia è aperta se, oltre ad essere pubblicamente documentata, non è di proprietà di un singolo soggetto.

Uno standard è una specifica o norma condivisa da una comunità.
Può essere emanato da un ente di standardizzazione (ISO, ANSI, W3C, ecc.) oppure essersi imposto “di fatto” (industry standard).
Tuttavia gli standard di fatto non sono garantiti in quanto il proprietario ha la piena libertà di modificarli.

Un “formato aperto” può essere definito come la “modalità di rappresentazione dei dati in forma elettronica, deliberatamente resa pubblica, completamente documentata ed utilizzabile da chiunque”.

L’utilizzo dei formati aperti assicura alcuni importanti benefici:
  • Indipendenza
La documentazione pubblica e completa del formato consente l’indipendenza da uno specifico prodotto e fornitore; tutti possono sviluppare applicazioni che gestiscono un formato aperto.
  • Interoperabilità
Usando formati aperti (e a fortiori formati aperti standard) sistemi eterogenei sono in grado di condividere gli stessi dati.
  • Neutralità
I formati aperti non obbligano ad usare uno specifico prodotto, lasciando libero l’utente di scegliere sulla base del rapporto qualità/prezzo.

Inoltre, i formati testo aperti standard comportano l’ulteriore beneficio della persistenza, caratteristica importante per la tutela del patrimonio informativo nel tempo a fronte del mutamento tecnologico.
Infatti, il formato testo è il formato più indipendente dall’evoluzione tecnologica; pertanto le informazioni rappresentate con questo formato sono recuperabili anche molto tempo dopo la generazione, senza necessità di pesanti riconversioni.
Questa caratteristica è ancor più vera per quei formati come SGML e XML che al dato associano la relativa descrizione (metadato) in linguaggio naturale.

venerdì 30 ottobre 2009

Copiami a sinistra

Il copyleft non è una sorta di sistema legale alternativo al copyright, tanto meno una forma di rifiuto totale della tutela giuridica riservata alle opere dell’ingegno. Il copyleft è solo un modello alternativo di gestione dei diritti d’autore: alternativo rispetto alla prassi tradizionale che vuole tali diritti trasferiti in blocco e con parametri temporali e soggettivi piuttosto standardizzati. Il copyleft dunque si fonda strettamente sul diritto d’autore ed è grazie a quest’ultimo che può sussistere e funzionare.
Cercando di dare una definizione semplice e chiara al concetto di copyleft, possiamo dire che si tratta di un modello alternativo di gestione dei diritti d'autore, che opera - a differenza del modello tradizionale - in un'ottica non esclusiva e non standardizzata e che deriva originariamente dalla libera scelta dell'autore. Esso si realizza in concreto grazie all'applicazione di alcuni contratti-licenza che disciplinano la diffusione dell'opera e chiariscono a quali condizioni essa può essere condivisa, modificata, commercializzata.

"Ma se chiunque può copiare i vostri libri e fare a meno di comprarli, voi come campate?" Questa domanda ci viene fatta sovente, il più delle volte seguita da quest'osservazione: "Ma il copyright è necessario, bisogna pure tutelare l'autore!".

Questo genere di enunciati rivela quanto fumo e quanta sabbia la cultura dominante (basata sul principio di proprietà) e l'industria dell'entertainment siano riuscite a gettare negli occhi del pubblico. Nei media e negli encefali imperversa l'ideologia confusionista in materia di diritto d'autore e proprietà intellettuale, anche se il rinascere dei movimenti e le trasformazioni in corso la stanno mettendo in crisi. Fa comodo solo ai grassatori e ai parassiti d'ogni sorta far credere che "copyright" e "diritto d'autore" siano la stessa cosa, o che la contrapposizione sia tra "diritto d'autore" e "pirateria". Non è così.

Detto questo non mi resta che invitarvi a leggere chi sono e ciò che scrivono i Wu Ming.

giovedì 29 ottobre 2009

Realtà o fantasia?

Come Isaac Asimov inventò e definì le tre leggi della robotica alle quali aggiunse una legge zero, così Richard Stallman (fondatore della Free Software Foundation) definisce la quattro "libertà fondamentali" che un software deve rispettare per poter essere definto libero:
  1. Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo (Libertà 0)
  2. Libertà di studiare il programma e modificarlo (Libertà 1)
  3. Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo (Libertà 2)
  4. Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (Libertà 3)
Queste libertà sono d'importanza vitale. Sono delle libertà essenziali, non soltanto per quanto riguarda l'utente in sé, ma perché queste libertà promuovono la solidarietà sociale, cioè lo scambio e la cooperazione. Diventano sempre più importanti man mano che la nostra cultura e le attività delle nostre vite sono sempre più legate al mondo digitale. In un mondo di suoni, immagini e parole digitali, il software libero diventa sempre più una cosa simile alla libertà in generale.

Le similitudini tra i due personaggi sono marcate, ma con una differenza fondamentale, il primo parlava di fantascienza il secondo di una realtà che all'epoca poteva sembrare utopia, ma che col passare del tempo ha trovato sempre maggiori estimatori.

Nascita

Nasce oggi il blog di OpenItalia.

L'intento è quello di dare un contribuito allo sviluppo e all'informazione riguardante il FLOSS, Free Libre Open Source Software.

Un caloroso benvenuto a chi vorrà interagire in prima persona e a chi deciderà di prendere a cuore l'argomento.