mercoledì 22 dicembre 2010

martedì 14 dicembre 2010

Brazilian Ministry of Education

Che il Brasile fosse paese guida nelle scelte alternative dal punto di vista etico ed ecologico non è una novità.
La conferma la possiamo leggere direttamente dal sito di Mandriva.
Mandriva è una distribuzione Linux storica che ha contribuito attivamente allo sviluppo e alla presenza del sistema operativo GNU/Linux sopratutto nel mondo desktop.

Mentre la regione Puglia firma accordi con Microsoft, lo stato Brasile diventa ancora più "Open" con la decisione del ministero dell'istruzione di sostituire le soluzioni proprietarie di tutti i pc scolastici con la storica Mandriva Linux.

Mandriva Linux diventerà il sistema operativo dalla maggiormente utilizzato dagli studenti brasiliani su i PC basati su architettura Intel e prodotti da Positivo, altro partner di questa grande iniziativa.

Mandriva sempre nel suo comunicato si esprime su questa grande manovra:
“We are delighted to participate in this project along with our eco-system partners, and to help bring Mandriva Linux and open source applications to Brazil. ”

“Siamo lieti di partecipare a questo progetto insieme ai nostri partener e contribuire a portare Mandriva Linux e applicazioni open source in Brasile.”

Ci troviamo davanti ad una delle più grandi migrazioni a GNU/linux con un bacino d’utenza piuttosto ampio, che varia tra un milione e un milione e mezzo d’utenti, che darà la possibilità ad alunni e docenti di immergersi nel mondo del software libero e migliorare la loro istruzione informatica.

martedì 7 dicembre 2010

Open Source obbligatorio in Alto Agide

Si si avete proprio letto bene.
Proprio questo è quello che si legge sul sito dell'OSOR, l'osservatorio europeo sull'open source.

Secondo Kurt Pöhl, direttore del Dipartimento di Informatica presso la provincia di Bolzano in Alto Adige e relatore alla South Tyrol Free Software Conference, è obbligatorio, per le amministrazioni pubbliche locali che stanno rinnovando il loro parco tecnologico, utilizzare il software libero ogni volta che questo tipo di software soddisfi i requisiti.

Questa politica, entrata in vigore già da diversi anni, sta dando i primi frutti sopratutto dal punto di vista economico; il tutto senza perdere di produttività.
In questi anni sono state migrate già molte applicazioni, dalle piattaforme di e-learning, al sistema di monitoraggio della sicurezza informatica, dalla gestione dei database relazionali alle implementazioni, fatte in prima persona, al software OpenSPCoop, software libero di collaborazione sviluppato principalmente per le pubbliche amministrazioni.
In mezzo a tutto questo non vanno dimenticate le applicazioni da ufficio che sono state tra le prime ad essere migrate.
"Le Pubbliche Amministrazioni appartenenti alla provincia Altoatesina, ritengono  giusto che i dati e i documenti dei cittadini siano forniti in formati aperti, in modo tale che possano essere utilizzati, nel corso del tempo, in tutta sicurezza. Ciò consentirà di minimizzare anche i rischi dovuti alla dipendenza dai fornitori di licenze proprietarie."
 La collaborazione fra le amministrazioni locali sotto questo profilo è di nodale importanza, in particolar modo per i Comuni e la gestione della Sanità pubblica, perchè entrambe rappresentano il primo e delicato luogo di accesso per i bisogni e le pratiche dei cittadini, attraverso l'introduzione di aperte e trasparenti procedure standard.

Il software libero è insomma un argomento molto sentito in Alto Adige, anche per la sua indubbia ricaduta a livello di economia locale.

venerdì 3 dicembre 2010

La proprietà intellettuale non è in vendita

Se ci pensiamo bene, quando ancora il business non ci governava, gli studiosi erano soliti condividere il sapere, pubblicare studi, ricerche e documenti per fare in modo che insieme venissero trovati rimedi alle malattie più gravi.
Questo ha permesso all'umanità di curare e spesso a debellare malattie all'epoca mortali.
Per chi fa vera scienza questo è il metodo classico, da sempre utilizzato.
Da quando anche la ricerca è diventata un business la circolazione del sapere e dei risultati degli studi scientifici è venuta meno fino quasi a scomparire.
Se è vero come è vero che esistono ancora le "pubblicazioni" è altrettanto vero che oggi è possibile brevettare la composizione chimica di un farmaco.
In questo ambito è molto piacevole leggere della scelta effettuata dalla Università di Glasgow.
Eliminare gli steccati che impediscono la libera circolazione delle idee e della conoscenza può portare un grande valore aggiunto all’economia e avere effetti benefici sull’intero tessuto sociale che ruota attorno a un ente di ricerca.
Questo è quello che si legge sul sito dell'Università.
Il rettore Anton Muscatelli e il direttore della commissione per le strategie tecnologiche Iain Gray spiegano:
“Una delle missioni chiave dell’Università è la creazione, l’avanzamento e la condivisione della conoscenza. Il nostro obiettivo è dimostrare la rilevanza, l’importanza e l’impatto della ricerca che si effettua a Glasgow e aiutare le aziende britanniche a massimizzare la loro competitività a livello internazionale”.

“Dare in licenza una tecnologia nel Regno Unito può essere un processo laborioso, cosa che può inibire la condivisione della proprietà intellettuale fra le università e le aziende. Questa mossa aiuterà a creare relazione migliori e più durature fra il mondo dell’impresa e quello della ricerca”. 
 Secondo il professor Miles Padgett, a capo del gruppo di ricerca che collabora con l’azienda, “come accademici abbiamo l’obbligo di promuovere il trasferimento della nostra tecnologia nel mondo reale. Abbiamo il privilegio di essere finanziati con soldi pubblici per svolgere lavori che amiamo, e questo è un modo di ripagare”. Alcuni aspetti della tecnologia sviluppata da Padgett e colleghi, resteranno comunque coperti da brevetto.

L’idea alla base di “Easy Access IP”, sostenuta anche dal Consiglio delle Ricerche britannico, è stata accolta con entusiasmo dagli ambienti imprenditoriali; specie le piccole e medie imprese vedono in essa la possibilità di avere accesso a tecnologie prima a loro precluse. 


martedì 30 novembre 2010

OpenNorge

Non c'è solo la Francia tra i paesi utilizzatori di software libero in maniera massiccia nelle pubbliche amministrazioni, anche la Norvegia si pone come guida europea la cambiamento.

Guidati dalla società Friprog finanziata direttamente dal ministero della pubblica amministrazione e dal ministero della pubblica istruzione norvegesi, la pubblica amministrazione norvegese continua a proseguire nella sua migrazione all'Open Source.

Nel 2005 il 76% delle pubbliche amministrazioni utilizzava software libero, oggi lo utilizzano il 100% degli uffici pubblici.

La Norvegia è l'esempio lampante di come l'Open Source stia trionfando non per imposizioni statali, ma proprio per i vantaggi che porta.

venerdì 26 novembre 2010

MSPuglia

Era già nell'aria ieri, è stato confermato oggi deludendo chi aveva creduto in una svolta.

Parliamo dell'accordo siglato dal presidente della Regione Puglia con l'amministratore delegato di Microsoft Italia.

Certo non mi è dato sapere il contenuto di questo accordo, ma le sensazioni non sono affatto positive.
In questo blog non mi occupo di politica, ne' intendo farlo in futuro, ma da un partito che sul proprio sito ufficiale pubblica questo mi sarei aspettato qualcosa di ben diverso.

Ancora più preoccupante è leggere l'obiettivo di questo accordo:
“promuovere l’innovazione e l’eccellenza nell’ideazione, sviluppo e utilizzo delle tecnologie e delle soluzioni informatiche”

Certo considerare Microsoft il demonio, anche se allettante, non è corretto, ma affermare, come si legge ancora sul sito che
"Sogno un’Italia in cui i sistemi operativi siano una scelta affidata al gusto piuttosto che alle tasche dei cittadini. E chiunque possa con il suo sistema collegarsi ad una rete veloce, lavorare, scambiare file, guardare film, apprendere e formarsi, fare videoconferenze, caricare e scaricare archivi e fare cose oggi nemmeno definibili e prevedibili. Sogno insomma i 100Megabit."
 è assolutamente l'opposto di un qualsiasi accordo siglato con Microsoft.
Non posso che essere d'accordo col virgolettato, ma i formati chiusi di Microsoft, la compatibilità solo con se stessa (e a volte nemmeno quello) lasciano intravedere un orizzonte oscuro e non felice come quello descritto.

Faccio mio un periodo che condivido pienamente letto su tuxjournal.net .

La libertà del software non è questione che interessi solo tecnici, informatici o appassionati; al contrario, in una società ogni giorno più digitale la libertà del software riguarda da vicino la libertà dei cittadini e condiziona pesantemente la possibilità di rendere concreti ed effettivi i diritti civili. Il software deve essere libero. Per ragioni etiche, non tecniche.

CNAF e PostgreSQL

Non è un caso che la Francia sia "nata" da una rivoluzione!

Come si legge sul sito OSOR.eu è ancora la Francia che si pone alla guida europea dell'utilizzo di software libero.
La Caisse Nationale d'Allocations Familiales (CNAF) francese, ente che gestisce 69 miliardi di euro per 11 milioni di abitanti aventi diritto, ha terminato, dopo 18 mesi, la migrazione dai DBMS proprietari ai DBMS liberi ed in particolare a PostgreSQL.
Secondo quanto comunicato a settembre dalla società IT Bull che assiste la CNAF, sul sistema Postgresql vengono eseguite quasi un miliardo di query SQL ogni giorno.

"La nostra scelta di utilizzare PostgreSQL non era solo spinta dal fatto che questo software è open-source", dice Marc Pavie, CNAF Vice Direttore dei Sistemi Informativi "Questo DBMS include tutte le caratteristiche di cui abbiamo bisogno. Ha livelli di prestazione e affidabilità in grado di soddisfare i nostri obiettivi di produzione."
Inoltre le regolari mansioni amministrative sono state automatizzate e la supervisione del sistema è effettuata utilizzando una soluzione libera, Nagios.
Secondo l'azienda IT, il DBMS Postgresql, presso il CNAF, viene eseguito su server che utilizzano Red Hat Linux.

Sempre un passo avanti ...

martedì 23 novembre 2010

Cicli di vita

Chi legge questo blog si sarà accorto come un numero sempre maggiore di pubbliche amministrazioni italiane ha deciso o sta prendendo in considerazione l'utilizzo di software libero sui propri pc.

In realtà la motivazione incentivante è senza dubbio quella del risparmio economico, ma una amministrazione attenta non si lascerà sfuggire i risvolti etici di tale scelta.

A livello mondiale stiamo assistendo a tentativi di costituzione di "ecosistemi informatici" di pertinenza nazionale.
I protagonisti sono attori di assoluto primo piano nella scena economica ed informatica come Cina, Corea del Nord e Russia.

Le motivazioni di queste scelte vanno ricercate principalmente nella riduzione della dipendenza da compagnie straniere e nel prestigio nazionale (ogni tanto un po' forzato e spinto all'estremo pericoloso).
Naturalmente il software libero la fa da padrone essendo utilizzato in abbondanza.
L'esempio più lampante è la distribuzione Red Flag Linux.

E quando le reazioni di Microsoft si fanno più numerose e vibranti, allora ci si rende conto che il nostro lavoro sta andando nella direzione corretta.

Dopo il video pubblicato per screditare OpenOffice adducendo motivazioni al limite del ridicolo, ecco l'intervista di Nikolai Pryanishnikov, presidente di Microsoft Russia, apparsa sull'edizione russa di CNet.

La fonte originale è il blog open... da cui apprendo la notizia.
Microsoft supporta la neutralità tecnologica, e reputa che la scelta di un sistema operativo debba avvenire solo sui criteri di diffusione, economicità, praticità, sicurezza, piuttosto che sulla base di considerazioni di tipo ideologico.

Secondo il nostro punto di vista, la maniera più efficace per sviluppare un’economia innovativa nello stato non è creare un sistema operativo analogo ad uno esistente, cosa che richiederà grandi quantità di tempo e denaro, a partire dai sistemi operativi più popolari, testati dai servizi di sicurezza russi, per creare applicazioni e soluzioni personalizzate, ma di investire queste risorse in sviluppi scientifici promettenti che siano autenticamente russi. Dobbiamo tenere a mente che Linux non è un sistema operativo russo, e, inoltre, è alla fine del suo ciclo di vita.

Analizzando lo stralcio di intervista, ci si rende conto di come Microsoft voglia fare propri i principi del software libero, rivendicandoli per se stessa senza vergogna alcuna, certi che l'utenza comune gliene dia atto.

Come non essere d'accordo sulla prima frase riportata?
Chiunque dovrebbe avere il diritto di utilizzare il sistema operativo che preferisce nell'ambito di una neutralità tecnologica che proprio Microsoft ha distrutto e reso particolarmente difficile.
Quando si acquista un pc, non c'è molta possibilità di scelta: il sistema operativo è già preinstallato.

Criteri di economicità, praticità e sicurezza non appartengono al sistema operativo Windows che per contro risulta essere costoso, ostico (ogni versione è diversa dalla precedente e quasi mai compatibile) e ben poco sicuro tanto è vero che preinstallato si trova spesso un antivirus la cui licenza va acquistata dopo un periodo di prova.

Il secondo periodo lascia l'amaro in bocca perché, se è vero come è vero che un bravo capo d'azienda deve credere nei proprio prodotti (e nella propria azienda), è altrettanto vero che nascondere la realtà non può fare altro che provocare danni profondi.
Linux non è altro che la base per creare distribuzioni personali, altamente sicure e performanti.
Sinceramente poi, credo che nemmeno Windows sia un sistema operativo russo.
Che qualcuno mi smentisca! Per favore!

A questo punto mi chiedo: è Linux oppure Windows ad essere prossimo al suo ciclo di vita?
Se ci pensiamo bene, Windows deve la sua fortuna quasi esclusivamente ad accordi economici ormai obsoleti stretti con le case produttrici di hardware.

venerdì 19 novembre 2010

Montespertoli Libre

Gli esempi delle pubbliche amministrazioni attratte e coinvolte in progetti di migrazione verso il software libero si arricchisce con Montespertoli.

Il Comune di Montespertoli è stato portato ad esempio durante la rassegna “Dire & Fare”, in corso di svolgimento alla Fortezza da Basso di Firenze, come ente modello all'interno del seminario “Il floss nella PA locale: perché conviene”.

Un percorso iniziato nel luglio del 2009 e che sta portando il Comune di Montespertoli ad essere uno degli enti maggiormente all'avanguardia sotto il profilo tecnologico e gestionale.

Dopo aver verificato la fattibilità della migrazione verso i vari sistemi e software open source, l’Ufficio Ced del Comune ha iniziato la fase del monitoraggio di tutti i software in dotazione ai vari uffici dell’amministrazione, individuando per ogni software le corrispondenti versioni open source, i vari passaggi per la migrazione e la conseguente tempistica. A dicembre 2009 la Giunta Municipale ha approvato il programma triennale per il passaggio definitivo all’open source, che prevede tre distinte fasi:

PRIMA FASE (anno 2010) - completata
  • incentivare l’utilizzo, da parte degli uffici, di software (ad esempio Open Office) e browser open source (ad esempio Firefox), coinvolgendo adeguatamente tutti i responsabili dei settori
  • installazione, formazione e messa in funzione del nuovo software opensource akropolis relativo ai Procedimenti (Atti amministrativi e Protocollo) e ai Servizi Demografici (Anagrafe, Elettorale, SAIA, Stato Civile)
SECONDA FASE (anno 2011)
  • sostituire i software gestionali che ancora non sono compatibili con Server e, Client, Linux, nonché software e browser open source, fermo restando quei software per i quali non esista un corrispondente adeguato sviluppato in open source
TERZA FASE (anno 2012)
  • installare il sistema operativo Linux sui computer degli uffici ed effettuare gli opportuni interventi di formazione al personale dipendente, fermo restando quei computer che utilizzano software specifici per i quali non esista un software libero che consenta di espletare gli adempimenti previsti per legge

Per approfondire è possibile leggere l'articolo completo sul sito delle news delle Pubbliche Amministrazioni della Provincia di Firenze.


mercoledì 17 novembre 2010

OpenCapannori

Come si legge nell'articolo apparso su loschermo.it il comune di Capannori sta raccogliendo i frutti della scelta fatta nell'ormai lontano 2005 di sostituire alcuni software chiusi e costosi con gli equivalenti software liberi e gratuiti.

300.000 sono gli euro risparmiati dall'Amministrazione comunale in questi anni non dovendo più sostenere le spese per l'acquisto delle licenze di utilizzo.
Si tratta in effetti di tagli a spese inutili e, ogni tanto, addirittura dannose.

Ad una analisi più approfondita salta all'occhio come un tale guadagno sia il risultato di scelte ovvie e tutt'altro che azzardate.
Per questo il comune di Capannori dovrebbe essere preso come esempio per iniziare un'attività di migrazione che sarebbe assai poco invasiva.

Nel 2005 infatti, su 240 pc, è iniziata una progressiva installazione dei tre principali e più famosi programmi liberi utilizzati al mondo: "OpenOffice.org" per la scrittura dei testi, le presentazioni e altra produttività d'ufficio, "Mozilla Thunderbird" per la posta elettronica e l'agenda e "Mozilla Firefox" per la navigazione su internet.

Accanto a questi tre cavalli di battaglia si affiancano altre applicazioni specifiche: "Scribus" per la creazione, l'impaginazione e la produzione di materiale stampato, "Gimp" per il fotoritocco e "Dia editor" per la descrizione dei flussi.

Sono ancora presenti applicativi chiusi che affiancano quelli liberi.

l'Ente fa un uso massiccio dell'open source anche all'interno delle proprie strutture. Basti pensare che il sito istituzionale, le mappe elettroniche accessibili ai cittadini e professionisti nonché la posta elettronica interna vengono gestiti grazie ad appositi applicativi liberi e gratuiti.

"Ai programmi commerciali, che vengono ancora mantenuti in alcuni ambiti, abbiamo voluto affiancare quelli liberi e gratuiti afferma l'assessore alle finanze, Lara Pizza -. Questi, infatti, ci permettono di risparmiare i soldi necessari per l'acquisto delle nuove versioni o per l'aggiornamento delle licenze d'uso, perseguendo i nostri scopi di innovazione all'insegna dell'efficacia, dell'efficienza e della trasparenza. Crediamo nell'importanza dell'open source e contiamo in una sua sempre più massiccia penetrazione all'interno della pubblica amministrazione. Il Comune sta anche promuovendo questo tipo di prodotti, come dimostrano i corsi di Linux da noi organizzati, dall'appoggio a iniziative quali il Linux day e dalle molte attività in tema di software libero che vengono svolte nell'ambito del Forum Giovani".

Meditare ... è il caso di meditare bene.

lunedì 15 novembre 2010

3279

Chi segue questo blog conosce già i motivi che potrebbero spingere una azienda, una pubblica amministrazione ed un privato ad utilizzare software liberi piuttosto che legarsi a doppio filo all'utilizzo di software proprietari.

I motivi sono molteplici e vanno dalla sicurezza alla qualità, dalla flessibilità alla personalizzazione ai costi.

Questa volta vorrei porre l'accento sulla questione costi.
Perché se è vero come è vero che software libero NON significa gratuito, è altrettanto innegabile che per ogni software proprietario ne esistono diversi alternativi, liberi, open source e spesso liberamente scaricabili e utilizzabili senza spendere un euro.

A tal proposito è da segnalare il sito osalt.com un vero e proprio motore di ricerca per trovare alternative libere ai software proprietari.

Tornando a noi, 3279 non è un numero casuale, ma la cifra, espressa in unità di euro, che una azienda può risparmiare per ogni posto di lavoro, decidendo di utilizzare software libero al posto di quello proprietario.

Alternative a MSWindows
Oggi esistono sempre più alternative a MSWindows a partire dalle centinaia di distribuzioni Linux presenti e liberamente scaricabili ed utilizzabili.
Se la più in voga ad oggi continua ad essere Ubuntu, distribuzioni come Fedora, openSuse, Red Hat sono sempre presenti.
Elencare tutti i motivi per cui sarebbe da preferire Linux sarà oggetto di una nuova discussione, tra tutti segnalo la sicurezza e la possibilità di provare ogni distribuzione in maniera live senza dover installare nulla sul proprio pc.

Aggiornare il pc al nuovo windows7 (dopo il disastroso Vista) ha un costo di 100 euro.

Alternative a Internet Explorer
Le alternative ad Internet Explorer stanno sempre più prendendo piede e sono sempre più apprezzate da tutta l'utenza.
Basta ricordare Mozilla Firefox e Google Chrome.
Internet Explorer potrebbe sembrare gratuito perché fa parte di MSWindows, ma così non è.

Alternative a Microsoft Outlook
Il client di posta elettronica è uno strumento cruciale per chiunque utilizzi un pc e risulta spesso la causa maggiore dei problemi di sicurezza.
Mozilla Thunderburd si presenta come l'alternativa ottimale sia per la facilità di utilizzo sia per il livello di sicurezza garantito non paragonabile.

Alternative a MSOffice
Altro software fondamentale per chiunque è la suite di produttività personale che può essere velocemente sostituita in maniera quasi indolore con altre suite altrettanti capaci come OpenOffice o meglio ancora con la fiammante LibreOffice.
Senza contare che per ogni singola componente di MSOffice esiste un numero elevato di diverse alternative.

Il costo di una licenza MSOffice è di almeno 379 euro.
Alternative a Adobe InDesign e Quark XPress
Scribus si presenta come un'ottima alternativa ai due software.

Le licenze di InDesign e XPress costano rispettivamente 1.100 euro e 1.400 euro.

Alternative ad Adobe Illustrator
Inkscape, ma anche LibreOffice sono ottime alternative ad un software che a licenza aziendale costa circa 1000 euro.

Alternative ad Adobe Dreamweaver Si tratta di un software per l'editing di pagine web dal costo di circa 600 euro a licenza. Le alternative sono da ricercarsi sopratutto in Nvu e KompoZer.

Alternative ai software di contabilità aziendale completa
GnuCash è una buona alternativa gratuita per sostituire una suite dal costo minimo di 200 euro.

Altri software utilizzato abitualmente sia a livello aziendale sia a livello privato possono essere sostituiti con successo e senza perdere in produttività, questi citati sono solo un piccolo esempio.

I conti tornano:
- passaggio a windows7: 100 euro
- licenza del nuovo MSOffice: 379 euro
- licenza per InDesign: 1100 euro
- licenza per Illustrator: 1100 euro
- licenza per DreamWeaver: 600 euro

In totale sono proprio 3279 euro risparmiati a postazione.

In questi periodi di crisi economica, un risparmio del genere credo debba essere tenuto in seria considerazione.

martedì 2 novembre 2010

Modena Open Source

Dopo la Borsa di Londra anche il comune di Modena sta sperimentando e migliorando le proprie tecnologie risparmiando in questo caso soldi pubblici grazie all'Open Source.

Alla base della scelta c'è la necessità di risparmiare economicamente, ma come sottolinea l’assessore alle Risorse Umane,Marcella Nordi, anche per l’alto livello di efficienza che l' Open Source mette a disposizione.

L'obiettivo dal comune e quello di migrare progressivamente tutti i 1600 PC dal pacchetti ufficio Office di Microsoft ad Open Office.

A sostegno del personale sono stati istituiti dei corsi di formazione che aiuteranno a comprendere le piccole diversità tra i due software per la gestione dell'ufficio.

Speriamo che questo sia solo l'inizio per Linux e le sue distribuzioni, e che si possa sempre più dare spazio all'Open Sourse, per migliorare le performance, aumentare la sicurezza e ridurre i costi sopratutto nella Pubblica Amministrazione che è sempre alla ricerca di fondi.

domenica 17 ottobre 2010

Sala Baganza - Linux Day 2010

Dopo l'aperitivo col pinguino del 2009, siamo orgogliosi di annunciare che anche Sala Baganza avrà il suo Linux Day 2010.

Si parlerà di:
  • LibreOffice
  • OpenStreetMap
L'inizio della manifestazione è previsto per le ore 17.30 presso la biblioteca comunale.

Disponibile gratuitamente per chiunque si presenterà con chiavetta USB materiale FLOSS.
Disponibile gratuitamente per chiunque si presenterà con CD e/o DVD distro Linux live e installabili.

Vi aspettiamo!

giovedì 7 ottobre 2010

LibreOffice - part 2

Non è sicuramente questo il blog di riferimento del FLOSS, ma la nascita di LibreOffice sta avendo grande risalto in rete!

Mai come oggi il termine FLOSS (L = Libre) è più appropriato per il software libero.

Vi invito a leggere l'articolo di Tuxjournal e il blog di Italo Vignoli presidente del PLIO, Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org .

Buona lettura.

mercoledì 6 ottobre 2010

LibreOffice

Ciao ciao OpenOffice, glorioso software e unica vera alternativa a MSOffice, e ben arrivato LibreOffice!

Mentre Oracle acquista Sun Microsystem gli storici sviluppatori di OpenOffice decidono di dar vita alla The Document Foundation e sviluppare il nuovo LibreOffice dalle ceneri del più glorioso precursore.

Nessuna preoccupazione per gli utenti che forse (se Oracle ce ne darà la possibilità) avranno maggior possibilità di scelta.

Nessuna preoccupazione per Oracle che sembra comunque decisa a sviluppare e distribuire il suo OpenOffice.

Qualche preoccupazione in più per gli storici sviluppatori di OpenOffice che non fidandosi di Oracle sono sicuro continueranno nel loro ottimo lavoro evolvendo LibreOffice.

Intanto però LibreOffice, sostenuto già da Red Hat, Canonical, Novell, Google, Fsf, Osi, Gnome Foundation, dovrebbe apparire già in Ubuntu 11.04.
Ibm aspetta di vedere che succede.

A ognuno la propria scelta!

martedì 21 settembre 2010

Business Intelligence? Open Source!

Se da un lato l'utilizzo del software Open Source sta prendendo sempre più piede all'interno di pc privati (spesso si utilizzano linux, firefox, openoffice, mysql ... anche solo perché migliori di soluzioni a pagamento) dall'altro un numero crescente di aziende pubbliche e private sta iniziando a guardare con interesse il mondo del software libero.

I costi minori sono senz'altro una spinta importante, ma davvero le aziende e lo soluzioni open source possono competere con quelle a pagamento?
L'esempio di oggi è quello dei software dedicati alla BI (Business Intelligence).

Non si deve guardare molto lontano per avere la prova della maturità raggiunta dalla BI open source.
Unionfidi, un’importante istituzione finanziaria italiana attiva nel credito a piccole e medie aziende, ha sostituito tutte le soluzioni BI esistenti, comprese quelle di reporting, con una suite BI open source a partire dal 2006.
Un altro esempio è quello del ministero della Sanità che ha scelto una suite open source per sviluppare un nuovo sistema di supporto decisionale.
Molte organizzazioni, sia pubbliche sia private, stanno attualmente implementando soluzioni BI open source che rispondono al nome di JasperSoft, Pentaho o SpagoBI, suite che rendono disponibile un ampio spettro di funzionalità, dall'Etl a funzioni ad hoc di analisi e reporting.
Spago BI ha inoltre il vantaggio di essere un prodotto italiano, sviluppato e supportato da Engineering, un grande system integrator nazionale.

Gartner, una tra le più affermate società di analisi, all'interno del BI Magic Quadrant Report, posiziona JasperSoft e, in particolare, Pentaho, tra le aziende che offrono il miglior livello di supporto, superiore a quanto offerto dai vendor tradizionali che operano nell'ambito della BI.
Ciò non significa che le soluzioni open siano direttamente confrontabili con le suite proprietarie di IBM Cognos, SAP Business Objects, Microsoft, Oracle e SAS.
Queste ultime mantengono ancora una posizione di vantaggio in quanto vantano una proposta più ricca e avanzata rispetto alle soluzioni open source.
Tuttavia come affermato da Gartner, «mentre i vendor tradizionali possono ancora vantare una posizione di preminenza nell'offerta tecnologica complessiva, l'adozione dell'open source aumenta perché considerata sufficientemente valida». Per queste ragioni Gartner ritiene che il mercato open source possa continuare a conoscere una rapida crescita di adozione e quintuplicare il proprio volume nel giro di un paio di anni.

Credo che questo sia un altro punto a favore del FLOSS che può continuare a testa alta la sua crescita.

lunedì 9 agosto 2010

Curriki

Manca poco più di un mese all'inizio delle scuole e se da un lato gli studenti si disperano per i troppi compiti a casa ancora da terminare, dall'altro i genitori si disperano perché stanno iniziando ad arrivare i libri di testo dell'anno.

Non ho numeri precisi in merito, ma esiste da sempre la vergognosa consuetudine di aumentare ogni anno il costo dei libri di testo pressoché identici rispetto all'edizione dell'anno precedente; spesso le uniche differenze che si riscontrano sono nell'impaginazione.

Da un lato il malcostume degli editori, dall'altro il concorso di colpa più o meno consensuale degli insegnati obbligano le famiglie a sborsare parecchi euro per mandare i figli a scuola.

Il problema non riguarda solo l'Italia, ma anche gli USA dove però qualcosa si sta muovendo positivamente sia per le famiglie sia per la comunità open source.

Nei giorni scorsi è apparso sul New York Times un lungo articolo-intervista sul progetto Curriki.

Curriki è un portale educativo che si distingue da altri siti affini, perché offre materiale per interi corsi di studio; tutti i testi, rivisti e corretti da un team di esperti, sono scaricabili e stampabili gratuitamente.

Quello di Curriki non è l’unico esperimento di editoria scolastica open source, in America ve ne sono molti altri, che incontrano alterna fortuna.
Il problema principale di chi vuole provare ad aggirare le lobby dei produttori di contenuti educativi, è quello di convincere gli insegnanti e le scuole dell’attendibilità e della qualità del materiale prodotto.

Dietro a tutti questi progetti ci sono sponsorizzazioni importanti e personaggi di rilievo (dietro il progetto Curriki c’è l’ex amministratore delegato di Sun Microsystems, Scott Mc Nealy), ma questa potrebbe essere un'esperienza da cui trarre spunti interessanti per una realizzazione anche italiana, basterebbe volerlo.

lunedì 5 luglio 2010

Firefox alla conquista!

Il browser è forse lo strumento più utilizzato da chiunque utilizzi un pc e questo spiega l'importanza che riveste nel mondo del software.
Il browser è quella cosa che ci permette di navigare in internet e deve essere veloce, facile da utilizzare e sicuro.
Non a caso si sente sempre più spesso parlare di "Guerra dei browser". Nonostante il fatto che IExplorer sia ancora il browser più utilizzato per ovvi motivi (è già installato sulle nostre macchine) una moltitudine di altri software è nata e si è sviluppata negli anni e col tempo fino ad avvicinare e poi superare IExplorer sia dal punto di vista delle funzionalità sia da quello della velocità sia da quello della sicurezza.
L'alternativa in assoluto più importante è Mozilla Firefox, ma ne esistono anche altre tra cui la più recente e forse promettente è Chrome di Google.
Entrambe le alternative hanno l'importante caratteristica di essere software Open Source, liberamente scaricabili, modificabili e distribuibili.
Firefox, sfruttando il fatto di esistere da anni sta ottenendo una serie di successi indiscutibili e importanti per tutta la comunità che crede nel FLOSS.
Ultimo successo in ordine cronologico è la decisione di IBM di adottare proprio Firefox come browser predefinito su tutti i computer aziendali.
Qui è possibile leggere l'elenco delle motivazioni che hanno spinto IBM a prendere questa importante decisione.

In breve l'dea di Bob Sutor, vice presidente del dipartimento Linux e Software Opensource, si può riassumere in questi punti:
  • Firefox è straordinariamente conforme agli standard e l'interoperabilità attraverso gli standard aperti è fondamentale per la strategia di IBM.
  • Firefox è Open Source e il suo programma di sviluppo è gestito da una comunità non legata a un'entità commerciale.
  • Firefox è sicuro ed una comunità di esperti continua a svilupparlo e a mantenerlo.
  • Firefox è estensibile e può essere personalizzato per applicazioni particolari.
  • Firefox è innovativo.
Risulta difficile non corcordare con queste affermazioni.
A voi la scelta!

lunedì 28 giugno 2010

Open Source aziendale

Uno studio della società di consulenza Accenture cerca di creare un quadro esaustivo del ruolo e dell'utilizzo dell'Open Source in ambito aziendale.

Accenture ha intervistato circa 300 aziende del settore pubblico e privato per cercare di definire la loro propensione all'Open Source.

I risultati sembrano incoraggianti e significativi e si possono sintetizzare:
  • l'80% afferma di voler incrementare gli investimenti nel settore
  • il 69% di coloro che utilizzano l'Open Source dichiarano che lo reputano più sicuro e più rapido negli aggiornamenti
  • il 70% lo reputa più affidabile
  • il 40% afferma di voler migrare all'Open Source nel corso dell'anno
Sembra tuttavia che le aziende private siano più ricettive e coscienti dell'importanza del fenomeno che si trasforma in opportunità rispetto alle aziende pubbliche che invece fanno più fatica a capirne l'importanza.

giovedì 10 giugno 2010

MaltaOS

Il governo di Malta, il 1 giugno 2010, ha reso pubblica una direttiva riguardante l'utilizzo del software Open Source all'interno degli apparati di governo: la Open Source Software Directive.

Già la pubblicazione di una direttiva dedicata è di per se' motivo di positivo interesse, se a questo si aggiunge che questa impone il privilegiare l'utilizzo e lo sviluppo di software open source per ciò che concerne i settori pubblici, allora la notizia diventa rilevante per tutta la comunità.

Malta adotterà soluzioni Open Source preferibilmente di lingua inglese preferendo l'utilizzo dei software presenti nei repository dell'Open Source Observatory and Repository e/o imponendo la licenza Open Source europea EUPL per i programmi sviluppati internamente.

Inoltre la direttiva obbliga chi sviluppa soluzioni per lo Stato a fornire prove certe nel caso NON si possano utilizzare software Open Source.

Insomma, il governo di Malta scopre le carte e si schiera apertamente a favore dell'Open Source.
Non mi è dato sapere il vero motivo della scelta, mi piace pensare che sia "filosofico" anche se la realtà porta a pensare che un eventuale risparmio economico abbia avuto un peso rilevante.

In tutti i casi l'importante è iniziare, provare, utilizzare per poi non poterne più fare a meno.

giovedì 20 maggio 2010

L'Open Source che avanza

Siamo abituati a parlare di software Open Source installato sui classici pc, ma il perimetro di applicazione è molto più ampio e oggi ne porteremo due esempi.

Il primo è l'utilizzo di software libero a codice aperto negli smartphone.
Android, software Open Source di Google, è ormai un sistema operativo consolidato e in continua evoluzione come dimostrano i dati pubblicati proprio ieri da Gartner.
Infatti, se da un lato è vero che Google ha deciso di stoppare la vendita in proprio dello smartphone Nexus One, dall'altro la quota di mercato dei telefonini Android negli Stati Uniti ha superato per la prima volta quella degli iPhone di Apple.
Tralasciando i numeri, mi pare che la notizia sia una positiva conferma della bontà della filosofia.

Il secondo è il sodalizio che si sta creando tra due mondi che paiono molto distanti, ma così non sono: il mondo del software Open Source e il mondo dell'automobile.
Tutto questo grazie a Fiat brasiliana e ad un progetto denominato Mio.
Il progetto Mio infatti, rilasciato sotto licenza Creative Commons, è in pieno stile web 2.0 perché apre completamente le porte alla comunità on line per realizzare una concept car che si chiamerà appunto Fiat Mio e che sarà poi presentata al Salone dell'Auto di San Paolo nel prossimo ottobre.
Cosa uscirà fuori da tutto questo delirio è presto per dirlo perché il sito è piuttosto complicato e aperto a tutte le idee, dalle più folli alle più concrete, ma se l'esperimento andrà a buon fine darà vita ad una nuova concezione di auto.

venerdì 16 aprile 2010

Legge regionale n. 9 del 26 marzo 2009

Torniamo a commentare la Legge regionale n. 9 del 26 marzo 2009 approvata dal consiglio regionale della regione Piemonte.

Poco più d'un anno fa il Consiglio della Regione Piemonte approvava una Legge che stabiliva: "... la Regione nella scelta dei programmi per elaboratore elettronico, privilegia i programmi appartenenti alla categoria del software libero e i programmi il cui codice è ispezionabile dal titolare della licenza." (art. 6 co. 2°).

Se da un lato la scelta veniva accolta con entusiasmo dai sostenitori del software libero, dall'altro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, non avendo problemi più gravi ed urgenti di cui occuparsi, impugnava questa norma chiedendo alla Corte Costituzionale di dichiararla illegittima.

Se da un lato la Corte Costituzionale ha ritenuto, a ragione, illegittimo l'articolo 1 comma 3 di cui ho espresso il mio giudizio nel post precedente, ha altresì ribadito che la preferenza per il software libero è legittima e rispetta il principio della libertà di concorrenza.

In sostanza, secondo la Corte, preferire Software Libero non viola la libertà di concorrenza, in quanto la libertà del software è una caratteristica giuridica generale e non una caratteristica tecnologica legata a uno specifico prodotto o marchio: questa sentenza mette a nudo l'inconsistenza degli argomenti di quanti, fino ad oggi, si sono opposti all'adozione di norme che favoriscono il software libero argomentando che confliggono con il principio di "neutralità tecnologica".

Si potrebbe addirittura considerare questa sentenza come una sentenza storica in Italia nel suo genere.

Un'ulteriore riflessione deve essere rivolta al fatto che per sancire un diritto di scelta sia stata necessaria una sentenza della Corte costituzionale in risposta alle critiche di illegittimità del Consiglio dei Ministri.
Tali critiche risultano essere ancora più gravi se si considera il fatto che si sarebbero voluti imporre software proprietari e con costi elevati.


A corredo i link alla legge regionale e alla sentenza della Corte Costituzionale:






martedì 13 aprile 2010

Sviste e Sentenze

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo 1 della legge regionale n. 9 emanata dal Piemonte il 26 marzo 2009, tale disposizione riguarda l'adozione e la diffusione del software libero e la portabilità dei documenti informatici nella pubblica amministrazione e, seppur affermando di voler garantire la diffusione del software libero, ne "dimentica" le caratteristiche.

All'articolo 1, comma 3, della legge bocciata si legge che "alla cessione di software libero non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 171-bis della legge 22 aprile 1941, n. 633".
Un insieme articolato e incomprensibili di numeri, leggi e commi per stabilire che non si sarebbero dovute applicare le disposizioni della normativa nazionale a protezione del diritto d'autore.

E' grave, sopratutto per chi si interessa dell'argomento e vi legifera, confondere il software libero con un'assenza di diritti da parte dell'autore, arrivando a ritenere che una ridefinizione delle regole del gioco della proprietà intellettuale come quella effettuata dalle licenze open corrispondesse ad un'assenza di regole.

Le licenze Open Source non sono state quindi considerate vere e proprie licenze dimenticando e non riconoscendo, in pratica, il valore del fattore virale delle licenze di software libero, caratteristica che gli permette di rimanere tale anche nelle sue successive modifiche imponendo l'obbligo di ri-diffusione sotto la medesima licenza, e le altre disposizioni stabilite a sua tutela.

Eppure le controversie che chiamano in causa licenze Open Source crescono in numero esponenziale anche se spesso si concludono con un accordo tra le parti.
Altre volte assistiamo ad una condanna per la controparte che viola tali licenze (riconosciute quindi tali a pieno diritto).


Un caso concreto ed attuale è la condanna dell'azienda francese Edu4, condannata da una corte d'appello per violazione della licenza GNU GPL.

Nel 2000, infatti, Edu4 aveva equipaggiato diversi PC utilizzando una versione derivata di Virtual Network Computing (VNC) per consentire agli educatori di amministrare a distanza le macchine.

Tuttavia l'azienda non aveva rilasciato il codice sorgente del software modificati, come invece è previsto dalla GPL e come richiesto espressamente dall'associazione.
Nel 2002, inoltre, avrebbe messo a disposizione del codice che non corrispondeva alla versione installata nel 2001 e inoltre, secondo l'accusa, avrebbe modificato la licenza del programma cancellando il riferimento alla GPL e attribuendosi la paternità delle tecnologie libere VNC.

Questa sentenza riconosce la concretezza e la viralità delle licenze Open Source stabilendo inoltre che l'autore di un software libero non è l'unico ad avere il diritto di far valere il rispetto del diritto d'autore, soprattutto se di mezzo vi sono clausole di una licenza, che oltre al diritto d'autore chiama in causa le due parti, licenziante e licenziatario.

giovedì 25 febbraio 2010

Stati canaglia

La maggior parte delle persone, utilizzando esclusivamente il buon senso, pensa che il software open source sia una cosa buona.

Se non altro è un'opzione percorribile per chi non ha le risorse necessarie per entrare nel normale mercato commerciale.

Ci sono individui, però, che ritengono la filosofia open un problema. Un grosso problema, almeno per il business.

Andres Guadamus, appartenente alla facoltà di Legge dell'Università di Edinburgo, ha condotto una ricerca sull'argomento e ha scoperto che una potente lobby di industriali sta chiedendo al governo Usa di considerare l'open source come la pirateria, se non peggio.

La lobby in questione è la International Intellectual Property Alliance (IIPA), un gruppo di organizzazione che comprende anche la Motion Picture Association of America (MPAA) e Recording Industry Association of America (RIAA). Ebbene, la IIPA ha chiesto alla US Trade Representative di includere Paesi come Brasile, Indonesia e India nella "Special 301 watchlist". Per quale motivo? Perché suddetti Paesi usano software open source.

Per chi si chiedesse cos'è la "Special 301 watchlist" ecco una spiegazione per sommi capi: si tratta di un report che esamina "l'adequatezza e l'effettività dei diritti riguardanti la proprietà intellettuale" nel mondo. In altre parole, una lista di nazioni che il governo considera come "nemici del capitalismo".

La questione è, onestamente, inquietante. Ma c'è di più.
La IIPA motiva la richiesta di inclusione dell'Indonesia nella watchlist con le seguenti ragioni: "La decisione del Governo Indonesiano…semplicemente indebolisce l'industria del software e minaccia la sua consolidata competitività creando una preferenza per quelle società che offrono software e servizi open, anche se ciò nega l'accesso di aziende "legittime" al mercato rappresentato dagli enti pubblici.
Piuttosto che sostenere un sistema che premi la soluzione migliore, a prescindere dal modello di sviluppo, si incoraggia un punto di vista che non paga la dovuta considerazione al valore delle creazioni intellettuali.
In questo modo, il sistema non sprona il rispetto dei diritti riguardanti le proprietà intellettuali e, in più, limita la capacità del Governo e del settore pubblico di scegliere la soluzione migliore".

Se l'inclusione dell'Indonesia nella watchlist sulla base di queste argomentazioni vi sembra improbabile, ripensateci. L'IIPA è infatti riuscita a includere perfino il Canada.

E cosa dire della situazione italiana?
Il 16 febbraio è stato presentato alla camera dei deputati dal deputato Rocco Girlanda (PdL) un'interrogazione parlamentare che si propone di fare chiarezza sulle misure messe in atto dal governo ed in particolare dal ministro Brunetta riguardo all'open source e la pubblica amministrazione.

Si legge nell'interrogazione "[…] il Ministero della Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione ha sempre avuto tra i suoi obiettivi l'aumento dell'efficienza della pubblica amministrazione e dell'aumento della fruibilità da parte degli utenti; questo presupposto passa attraverso la funzionalità dei sistemi informatici e digitali con i quali la pubblica amministrazione si trova ad operare"
"per raggiungere questi obiettivi è necessario valutare l'opportunità di adottare nella pubblica amministrazione software rispondenti ai principi di funzionalità, sicurezza, alleggerimento dei sistemi informatici, resistenza agli attacchi virali e cibernetici, riduzione della spesa per il costo delle licenze".
"[…] diverse istituzioni del nostro Paese hanno discusso e approvato la possibilità di migrare ad altro tipo di software salvo poi sperimentare e confermare questa linea di indirizzo, tra cui i comuni di Firenze (gennaio 2001), Lodi (marzo 2002), Roma (febbraio 2004), la provincia di Bolzano (prima nelle scuole e poi nella pubblica amministrazione, con un risparmio solo sulle licenze di oltre 1 milione di euro), decine di comuni in tutta la penisola nonché diverse regioni o enti come l'Istat"

A questi importanti esempi nostrani possono essere aggiunti esempi di migrazione conclusisi in maniera positiva come quelli di Svizzera (9.000 computer nelle scuole dal settembre 2008 e tutti i server governativi entro il 2010), Danimarca (diversi comuni dal febbraio 2002), Germania e Francia (Ministero degli esteri e parlamento dal novembre 2008), dell'Inghilterra.
Non vanno poi dimenticati il Governo del Brasile, della Russia o lo stato del Massachussets.

Tutto questo ci insegna che un cambiamento etico è davvero possibile sospinto dalla consapevolezza di un importante risparmio economico.

venerdì 29 gennaio 2010

Progetti: educazione scolastica e comunitaria

I prossimi post sono riferiti a progetti da proporre alle pubbliche amministrazioni per favorire lo sviluppo delle tematiche e dell'utilizzo dell'open source a beneficio della comunità.
Vorrei partire con una serie di proposte rivolte all'educazione scolastica e comunitaria.
  1. Fornire le scuole di computer dotati di software FLOSS o installarlo sulle postazioni già esistenti.
  2. Promuovere il mondo FLOSS presso le scuole organizzando corsi dopo scuola in cui i ragazzi possano utilizzare il computer per studiare e per fare i compiti.
  3. Organizzare concorsi rivolti ai ragazzi per stimolare l'utilizzo del software FLOSS e per raccogliere idee per nuovi progetti.
  4. Organizzare corsi e dibattiti per avvicinare la comunità al mondo FLOSS mostrando come si possano ottenere gli stessi risultati di produttività legalmente e con una spesa decisamente inferiore.
  5. Organizzare fiere, manifestazioni, tavole rotonde e raduni sul tema.

mercoledì 27 gennaio 2010

Metodologia di una migrazione

Ad esclusivo titolo d'esempio si prende in esame uno specifico problema di introduzione di sistemi FLOSS all'interno della PA: la sostituzione di una soluzione di Office Automation proprietaria con una soluzione interamente OS quale Open Office (OO).

Lo studio di una metodologia di introduzione di OO all’interno di un’Amministrazione pubblica è stata oggetto di parecchie ricerche e proposte; la struttura metodologica che segue prende spunto dall’ottimo lavoro svolto dalle Università di Bolzano e Genova.

L’Open Source offre nuove potenzialità ed è sicuramente un’opportunità da prendere seriamente in considerazione; ma la migrazione ai sistemi aperti è un processo complesso che deve essere effettuato con uno studio interdisciplinare e con molta attenzione e professionalità. La stessa letteratura rileva l’inefficacia di approcci “brutali” che si basano su una migrazione immediata su postazioni.

Ecco quindi che interviene la necessità di una metodologia studiata, chiara, e soprattutto non invasiva, che possa in un arco ragionevole di tempo portare a dati su cui ragionare in maniera consapevole per un’eventuale migrazione verso soluzioni aperte.

Scopo della metodologia è la realizzazione di un'analisi dei costi/benefici nel passaggio tra i sistemi proprietari e i sistemi aperti nella PA.

Il costo del passaggio non è calcolato solo in termini di costi diretti (licenze, formazione ed assistenza) ma anche in termini di costi indiretti (nuovo hardware, conversione dei vecchi formati, ecc.). Raccolti poi i vari dati si procederà al confronto tra la nuova (OS) e la precedente (Proprietaria) soluzione.

I dati sono raccolti durante 3 fasi individuabili della migrazione: la pre-migrazione, la migrazione e la fase di post-migrazione. I dati saranno estratti da interviste/questionari presentati a cadenze prefissate e attraverso strumenti di monitoraggio software delle macchine coinvolte nella sperimentazione.

Immaginando che lo scenario sia quello (molto plausibile) di tentativo di migrazione della soluzione proprietaria di Office Automation, basata su MS Office, verso una soluzione di tipo aperto basato su OO, in una fase preliminare si prevede l’organizzazione e la progettazione dello studio.

In particolare si dovrà:
  • produrre il piano esecutivo comprendente la definizione degli obiettivi, degli strumenti, delle metriche e la pianificazione delle attività;
  • determinare profili e quantità delle professionalità necessarie;
  • identificare un insieme di utenti adatti alla sperimentazione;
  • produrre il materiale informativo e didattico.
Fasi della migrazione
Nella fase di pre-migrazione verrà installato il software di monitoraggio sulle macchine del gruppo in modo tale da conosce le reali quantità di file prodotti e scambiati nonché le funzioni di MS Word più utilizzate. Sarà inoltre necessario realizzare interviste, questionari e osservazioni dirette del lavoro per fotografare la situazione nel gruppo di sperimentazione in termini di predisposizione alla migrazione e alla loro conoscenza dell’editor di testo. I dati raccolti in questa fase verranno poi messi a confronto con i dati finali delle altre due fasi per verificare se e in quale percentuale la produzione è diminuita o aumentata. La fase di pre-migrazione è di fondamentale importanza per la corretta analisi finale del sistema. In questa fase, infatti, è cruciale capire, anche grazie al software di monitoraggio installato sulle postazioni pilota, se il gruppo prescelto è un campione significativo dell’Ente, con probematiche mediamente rapportabili a quelle riscontrabili sul resto dell’utenza dell’Ente.

Nella fase di migrazione sarà necessario organizzare degli incontri per presentare l’iniziativa al gruppo prescelto nonché mostrare loro la similitudine di Open Office con MS Office. Nel contempo si dovrà provvedere all’installazione di Open Office sulle macchine del gruppo di sperimentazione.
All’inizio della vera e propria sperimentazione su ogni macchina sarà installato sia Open Office che MS Office. L’utente utilizzerà Open Office soltanto per sua volontà. Dopo qualche tempo si provvederà a far diventare l’editor di testo principale Open Office ma rimarrà facoltà dell’utente aprire i documenti in MS Office. Soltanto a tre quarti del tempo previsto di durata delle sperimentazione e solo per metà del gruppo verrà del tutto disinstallato Office. In periodi prefissati sono previsti questionari, interviste e incontri per analizzare l’impatto sociologico della migrazione e conoscere le impressioni degli utenti sperimentatori. Il software di analisi continuerà a monitorare le attività delle macchine.

Nella fase di post-migrazione, tutti i dati raccolti sia dal software che attraverso le interviste verranno analizzati e presentati i risultati. In particolare si andranno a calcolare i costi diretti e indiretti, i rischi e la produttività registrata. Al termine di questa fase sarà possibile capire se la migrazione che si vuole realizzare è un’attività che può essere portata a termine e con quali costi.

lunedì 11 gennaio 2010

Analisi di una migrazione

In questo capitolo si vuole affrontare il tema della migrazione da un software proprietario ad un FLOSS applicando la teoria del TCO.

Formalmente il Total Cost of Ownership si definisce come la somma di tutte le spese ed i costi associati all’acquisto ed all’uso di equipaggiamenti, materiali e servizi.

Generalmente il Total Cost of Ownership viene utilizzato a livello decisionale per valutazioni e confronti fra i costi che le possibili opzioni implicano, come strumento di budgeting per una mirata allocazione delle risorse e più in generale per stabilire strategie di prezzo e di mercato.

Di seguito si analizzano le macrovoci di cui tener conto in previsione di un investimento software in qualsiasi azienda e/o PA.

Pianificazione
L'avvio di un progetto comporta un periodo di pianificazione nel quale si stimano tempi, risorse necessarie, strumenti e costi.
Il personale interno all'azienda è generalmente affiancato da consulenti esterni, nella maggior parte dei casi appartenenti alle società che poi forniranno il software.
Questa prima attività comporta dunque costi connessi prevalentemente alle risorse umane impiegate.

Adeguamento dei sistemi
L'installazione di un nuovo software può prevedere modifiche al sistema esistente a livello hardware (moduli RAM aggiuntivi, dischi fissi più capienti, processori più veloci, ecc...), a livello di infrastrutture, a livello di software, dovendo aggiungere eventualmente programmi a supporto della nuova applicazione.
I costi dovuti a tali modifiche possono interessare il corpo centrale del sistema (server), ma anche tutte le unità degli utenti sparsi per l'azienda, con un aumento rilevante dell'esborso.

Efficienza operativa
Una scarsa efficienza operativa è fonte di elevati costi, si pensi al tempo perso per bugs del software, alla necessaria migrazione di files dal precedente standard al nuovo in caso di incompatibilità per i dati usati, a software con interfacce scarsamente intuitive o eccessivamente complesse, a tutte le procedure da reimpostare.
Una volta installato un software necessita dunque di una lunga fase di testing e rewriting, con conseguente utilizzo di risorse umane e hardware.

Training
Tutto ciò che riguarda costi di aggiornamento per utenti o insegnanti ex-novo, redazione di nuovi manuali d'uso e procedure per un corretto ed efficiente utilizzo dello strumento informatico.

Servizi
Riguardano la manutenzione del software da parte dell'azienda fornitrice con aggiornamenti ed interventi in caso di errori gravi o crash del sistema (quest'ultimo aspetto è importantissimo: un'azienda può perdere intere mattinate di produttività ed è quindi essenziale un servizio di ripristino quasi immediato).
In genere nel pacchetto software tali servizi sono garantiti, ma comunque a pagamento.

Aggiornamento del software
Qualsiasi prodotto software per quanto testato contiene errori o comunque necessità di perfezionamenti nel corso del suo utilizzo.
Anche questi aggiornamenti fanno in genere parte del pacchetto completo acquistato dal fornitore, ma sono a pagamento e talvolta il quadro dei costi può subire grosse modifiche a causa di questi interventi che possono anche essere molto frequenti, ma necessari.

Costi incidentali
Sono costi non direttamente imputabili all'installazione di un nuovo software ma agli utenti che ne fanno uso. Il fattore umano è quindi il cost driver di quei costi.
Un software fa parte di un sistema decisamente complesso come quello dell'azienda ed in esso operano tutti gli utenti connessi: si pensi a dati accidentalmente cancellati a causa di un utilizzo non consono del software o ad una semplice svista, oppure si pensi a macchinari che pur eseguendo in maniera corretta le istruzioni dettate dal software che li governa, commettono un danno materiale dovuto ad un suo errato posizionamento.

martedì 5 gennaio 2010

FLOSS nella Pubblica Amministrazione

Sulla base delle valutazioni operate da quei governi che si sono espressi a favore del FLOSS è possibile individuare tra le conseguenze positive “direttamente” connesse all’utilizzo di FLOSS da parte delle Pubbliche Amministrazioni.

Risparmio Economico

Si realizza principalmente attraverso l’annullamento dei costi di acquisizione del software (principalmente dovuti alla sostanziale mancanza di oneri di licenza), l’incremento della longevità dell’hardware in uso (molti prodotti FLOSS sono, infatti, ottimizzati per essere eseguiti su calcolatori anche non molto potenti o di recente produzione), e l’indipendenza dell’organizzazione pubblica da specifici fornitori e dalle loro politiche di prezzo.

Riuso sostanziale del software

Molto spesso i software sviluppati o fatti sviluppare da una specifica PA rispondono a esigenze e requisiti comuni a molte altre amministrazioni deputate a funzioni similari.

Ciò significa che, se dotati di una delle licenze FLOSS, tali prodotti possono essere resi (legittimamente) disponibili a qualunque altra organizzazione che li voglia utilizzare, modificare o migliorare.

Rendendo, inoltre, possibile la nascita di comunità di utilizzatori/sviluppatori che condividono, minimizzandoli, gli eventuali oneri di manutenzione e implementazione del prodotto.

Diretta gestione dei livelli di sicurezza

La disponibilità del codice sorgente rende valutabili (ovviamente a personale esperto preposto a

tale compito) le eventuali vulnerabilità del codice, eliminando pericolosi margini di incertezza. Il software viene inoltre spesso utilizzato nella PA per gestire dati sensibili o informazioni riservate, che non devono essere accessibili a terzi, e che devono poter essere protette nel migliore dei modi.

Incremento delle competenze e dell'indipendenza operativa del personale

L’utilizzo di FLOSS permette all’amministrazione di poter formare o acquisire personale con competenze tecniche specifiche, in grado di operare modifiche e implementazioni al software in uso

(senza il coinvolgimento di fornitori esterni). Così facendo, verrebbero valorizzate le capacità degli addetti interni: questi potrebbero progredire nell’acquisizione di conoscenza e professionalità, grazie alla facoltà di intervenire liberamente sul codice.

Effettiva interoperabilità

L’uso di FLOSS garantisce la disponibilità delle specifiche utili a realizzare l’interscambio di dati tra sistemi diversi.

Superando, in tal modo, le difficoltà di integrazione che spesso persistono fra prodotti “proprietari” di fornitori concorrenti.

L’interoperabilità tra banche dati e programmi gestionali all’interno delle diverse organizzazioni pubbliche è uno dei fattori abilitanti per realizzare una efficace politica di e-government e fornire servizi pubblici a effettivo valore aggiunto.

Integrità e disponibilità dei dati nel tempo

Anche in questo caso, l’utilizzo di FLOSS garantisce alla PA di tutelarsi da eventuali rischi connessi alla sopravvivenza di un produttore/prodotto software.

Infatti, l’uso di formati aperti di archiviazione dei dati garantisce all’ente la disponibilità delle proprie informazioni e la possibilità di migrare in autonomia (e quindi senza la necessità di richiedere supporto al fornitore specifico) ad altri prodotti software. L’utilizzo di questo genere di formati tutela anche l’utente della PA.

In questo modo, infatti, è libero di scegliere quale prodotto utilizzare per interagire con l’Amministrazione Pubblica, in una logica di pluralismo informatico.

Elevata disponibilità di prodotti aggiornati allo stato dell'arte

Gli aggiornamenti sono come lo stesso software FLOSS, ossia liberamente acquisibili e ridistribuibili. Si può così fare in modo che tutti gli operatori dispongano della medesima versione (la più aggiornata), evitando che alcuni gruppi di utenti continuino ad utilizzare i software meno aggiornati (con conseguenti migliorie nella gestione dei documenti).


Diversamente, possono essere definiti esiti “indiretti” della diffusa adozione di FLOSS nella Pubblica Amministrazione.

Incremento nel livello di indipendenza e consistenza del settore ITC nazionale (o regionale)

Avendo la PA un ruolo consistente nel consumo di ICT, un suo orientamento verso il FLOSS può favorire l’evoluzione di un modello economico competitivo e pluralistico, con il conseguente sostegno allo sviluppo di realtà produttive locali.

Così si potrebbe anche rompere il monopolio sulla conoscenza pregressa che caratterizza il mercato del software attuale. Va tenuto conto che la produzione e distribuzione di software che fanno uso di licenze FLOSS rappresenta oggi, in termini economici, una percentuale rilevante del settore ICT, e assume sempre maggiore importanza mano a mano che il numero e le esigenze degli utilizzatori aumentano.

Riduzione dei fenomeni di pirateria

La diffusione del FLOSS eliminerebbe il problema della gestione amministrativa delle licenze, ponendo fine a ogni fenomeno di pirateria, e inducendo comportamenti analoghi nella società civile e nel mondo delle imprese che oggi, in Italia, fanno largo uso di software non regolarmente acquisiti.

Diffusione di una cultura della conoscenza libera e condivisa

L’uso di FLOSS renderebbe possibile estenderne la filosofia di base (Free, Libre e Open) anche ad ambiti estranei al software, come la conoscenza in generale e quindi la cultura. Verrebbero così favoriti fenomeni di cooperazione e condivisione delle informazioni e dei dati (come Wikipedia, Creative Commons, ecc.).

Inclusione sociale e digitale

Opportune modifiche al software (libere nel caso del FLOSS) possono renderlo proficuamente utilizzabile da utenti diversamente abili, o soggetti che usano una lingua differente da quella impostata.